Strade di fango |
parto alle 5 della
mattina, naturalmente non mi è stata data la sveglia,ma io che conosco i miei
polli avevo messo comunque la mia. Dopo una mezz’ora entriamo in Uttar Pradesh.
Buio, nebbia, camion, la strada è a tratti decente e a tratti molto dissestata,
facciamo la gimkana tra i camion si sorpassa a volte a destra altre volte a
sinistra, dove c’è spazio ci si infila, dove non c’è si cerca lo stesso di
passare. Alle 6,30 comincia a schiarire un po’, verso le 7 vedo il sole tra le
nuvole, è molto nuvoloso. Il paesaggio è piatto e nebbioso, piantagioni di
canna da zucchero si alternano a quelle di colza, fa freddo. Scene nel fango: le
donne avvolte in scialli pesanti di
umidità davanti a povere case accudiscono gli animali, preparano il cibo,
accendono il fuoco, gli uomini chiacchierano a crocchi avvolti nei loro mantelli,
ai piedi indossano solo le ciabatte. Fango tanto fango e pozzanghere. (Forse le
ciabatte sono più adatte delle scarpe, almeno si asciugano prima) Odore di
fogna, sterco messo ordinatamente ad asciugare, ancora povere case mezze
diroccate ma abitate, vedo i bucati stesi su terrazze che terrazze non sono, ma
camere che non hanno più pareti, crollate o abbattute?
Facciamo una sosta in
un bel ristorante, dopo il caffè caldo finalmente acquisto un po’ di calore, ma
indosso il pile e tengo la giacca a vento sulle gambe, i piedi sono gelati.
Alle 8,15 entriamo in
Uttarakand, alle 9,30 vedo le prime alture, il paesaggio cambia finalmente.
Alle 11 circa siamo a Rishikesh. E’
bellissima e tutta da scoprire. Parto quasi subito, voglio lasciare che i piedi
mi portino dove la testa e il cuore decidono di andare. Mi sento in un jungla
devo scegliere i posti giusti e cercare
di capire cosa offre. Non è facile districarsi
ci talmente tanti stimoli, ma mi lascio trasportare, vedremo cosa succede.
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