domenica 4 febbraio 2018

Turisti o viaggiatori, Segni di decadimento


 Ohi ohi ohi. I viaggiatori veri scarseggiano, la stragrande maggioranza delle persone che si incontrano in giro sono, per lo più turisti che pretendono di avere tutto quello che hanno o che non hanno, ma vorrebbero avere a casa loro. Già anni fa, con il turismo occidentale di massa si assisteva ad un grande cambiamento, ma ora con l’arrivo dei russi, arroganti, irrispettosi, senza emozioni mi sembra   si sia toccato il fondo. Pensano che con i soldi si possa avere tutto.
Non voglio navigare nella tristezza, ma qualche commento lo devo fare.

I tatuaggi:
Camminando sulla spiaggia si incontra di tutto, i bambini sono bellissimi tutti, i giovani mediamente anche ma è impressionante il numero di persone obese, sformate, pance gigantesche portate con fatica. E’ raro  vedere un corpo bello o brutto che sia senza tatuaggi. Per differenziarsi dagli altri ora gli esseri umani sono tutti uguali. Tatuaggi per lo più brutti, spesso orrendi che quando il corpo invecchierà di più non oso pensare come si presenteranno.

L’Happy hour:
Che abbiamo rinominato unhappy hour.
Sulla spiaggia proprio sotto all’ecomostro bianco c’è un bel bar, dove ogni tanto vado a bere un buon cappuccino, hanno anche croissant deliziosi, per carità ben venga, ma preferivo quando dovevo mangiare nuddles anche a colazione e la Thailandia era la Thailandia, un paese diverso dal mio che mi interessava conoscere.

Alle 17,30 scatta  l‘Happy Hour annunciata da una campanella. Mi guardo bene dal salire ‘a bere qualcosa’ , ma dalla spiaggia ogni tanto mi diverto ad osservare chi va ‘a bere qualcosa’.
Sch, tum tutum, sch, tum tutum una bella musica molto thailandese, bicchieroni di ghiaccio e liquidi  verdi, rossi, giallini con cannucce intonate  al colore del contenuto. Lampade girevoli mandano bagliori multicolori sugli avventori docciati e abbronzati. Finte chiacchiere, finto interesse, finti sorrisi. La noia mi sembra regnare sovrana Evviva l’happy hour!

La vergogna:
Ma loro non si vergognano. Tanti maschi occidentali in età avanzata e spesso di aspetto diciamo non gradevole,  in compagnia di giovani, giovanissime ragazze thailandesi. E sembra ne vadano fieri, tutti tronfi! Non dico altro.

Il contatto umano, la cosa più bella per un viaggiatore:
Difficile ormai entrare in contatto con i Thailandesi, per loro siamo solo dei bancomat per far soldi, hanno perso un po' la loro gentilezza e anche i loro sorrisi. La colpa non è loro, ma nostra,  anch’io al posto loro sarei ultrastufa di essere trattata da schiava a casa mia. Tuttavia io, sempre curiosa, ogni tanto  ci provo.


Stamattina, per esempio, ho fatto  due chiacchiere con uno dei ragazzi che lavorano nel bar. Sta all’ingresso a ricevere i clienti. Sei nato qui?  gli chiedo, no,dice, sono del sud della Thailandia. Ah, dico, sei qui per lavorare, so che al sud ci sono problemi politici da tempo, fai qui la stagione turistica? No, mi dice, sto qui tutto l’anno, dove sono nato io ci sono attentati e bombe non si può vivere. La mia fidanzata è venuta via con me, viviamo qui ora. Hai ancora parenti al sud? Gli chiedo, sì, mi dice, mio padre. Intanto si gira good morning sir e consegna gli asciugamani a un grassone che spende almeno 5000 bath a notte per avere una stanza nell’ecomostro e di questo ragazzo, come di qualunque altro non sa nulla, né gli interessa sapere. Basta che siano al suo servizio. Neanche un grazie. 

1 commento:

  1. E' così. La razza umana è una specie in via di estinzione. Voglio sperare che noi non lo vedremo cadere, l'asteroide che ci distruggerà. Molti vecchi dinosauri sono morti prima, ignari, per cause naturali. Spero sarà così anche per noi e anche per quei bambini bellissimi che incontri sulle spiagge di Phuket. Ma la razza umana è condannata, e brinda al suo destino all'ora dell'aperitivo, con gli avambracci tatuati come i marinai nelle taverne del Mar Baltico. Siamo decadenti. Siamo una razza triste, che si fa del male e soffre del suo male, che ingurgita fino a scoppiare oppure muore di fame, che opprime o è oppressa, che teme o che detesta, che scappa e che respinge. Un tempo, quando tornavo dal mondo vero che stava fuori nel nostro finto mondo di plastica e mi sorprendevo a mettere le mani nude su una brioche a Fiumicino come le avevo messe poche ore prima su una focaccia cotta nella cenere sugli altipiani del Malawi, tra gli sguardi inorriditi dei grigi imprenditori della capitale in viaggio d'affari e delle loro segretarie in tailleur, pensavo che il mondo vero, quello delle cose che contano, delle cose essenziali, delle cose importanti, il mondo emaciato e sapiente del Mahatma Gandhi, fosse il grande mondo che stava fuori dalle nostre fragili cristallerie borghesi, urbane, europee, occidentali, dove soprattutto al ritorno dai miei viaggi mi muovevo con la grazia di un elefante. Oggi quello che scrivi mi rende triste, perché forse il mondo intero è diventato una cristalleria piena di futilità. E gli elefanti si sono tutti estinti. Ora tornerò a leggere LA STRADA INTERROTTA di Patrick Fermor e almeno con l'immaginazione mi rinchiuderò in quel mondo meraviglioso di colbacchi bulgari, di monasteri ortodossi, di contadini valacchi, di biblioteche odorose di cera, di cicogne sui comignoli, e di persone, soprattutto, di persone. Magari vestite strane, ma persone. Non pagliacci.

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