Ho già una gran nostalgia del Kerala e della
Madukkakuzhy così comoda e coccolante.
Farò un po’ di casino
perché ho ancora foto da mettere e cose da scrivere sul Kerala, ma non posso
non raccontare l’arrivo ad Auroville.
Partenza alle 6 da
Parathode con il tuc tuc, il fido Jobi ci accompagna, e ci aiuterà a trovare il
bus giusto. Meno male perché è arrivato con un quarto d’ora di anticipo. E’ un
bus nuovo e abbastanza confortevole,
mettiamo i bagagli sotto e saliamo, abbiamo i posti prenotati e il bus è
quasi pieno. La strada è la stessa che ho fatto giorni addietro per andare a Kumily,
quindi tutta curve e in salita. Poco avanti a noi una famiglia vomita alla
grande, meno male l’aria condizionata porta via gli odori. Si fa una sosta
davanti ad un ristorantino, ma né io né Daniel scendiamo, siamo sul bus da
appena un’ora. Alla partenza ci viene propinato un film Bollywood, impossibile
da guardarsi perché fa venire la nausea anche a me che non soffro per niente,
così me lo dormicchio. Tutti i finestrini sono coperti dalle tende, una tenda separa noi dagli autisti, meno male,
così non vediamo la strada e non ci viene uno sciupun tutti i momenti. Arrivati
nelle piane del Tamil Nadu la gente smette di vomitare, dormono tutti e
qualcuno dietro di noi grida nel sonno. Io dormo un po’ sì e un po’ no,
soprattutto un po’ no. Dopo diverse ore la prima fermata, siamo tranquilli,
sono le 4, manca un’ora, ma l’aiuto autista: Villapuram ci dice, come
Villapuram? Siamo arrivati? Sì. Un’ora prima del previsto! Molto assonnati e sorpresi scendiamo nel
buio della notte, io prendo un the nero fortissimo in un baracchino, Daniel,
non ancora abituato, agli standard indiani evita. La stazione dei bus è poco distante, lì avevo
dato l’appuntamento al taxi. Mucche, donne colorate accovacciate a terra, branchi di cani randagi abbaianti e
ringhianti si fronteggiano, bus arrivano e partono, uomini dormono a terra
avvolti nei dothi, si vedono solo le gambe scheletriche e i piedi larghi e
secchi di chi cammina sempre scalzo.
Aspettiamo in piedi
non osando sederci sui gradini polverosi. Si fan le 5 in fretta il taxi arriva,
mi chiama al telefono, la stazione è grande, come spiegargli dove sono? Mi
faccio aiutare da un ragazzo indiano, uno studente con cui avevo scambiato prima
due parole e risolviamo il problema.
Alle 6 siamo al
Visitor center di Auroville. Tutto è
ancora chiuso, sta facendo giorno. Siamo un po’ stanchi.
La giornata del 31 è
faticosa, faccio un salto alla Joy (la guest house dello scorso anno) con
Daniel e ho la piacevole sorpresa di incontrare Cassienne, la Kiwi che ho conosciuto
due anni fa e Antonello. Poi Daniel va verso la Needam ed io a Verité dove
soggiornerò per 13 giorni.
Veritè è carina, ma
troppo silenziosa, non c’è la bella atmosfera che trovo sempre alla Joy. E’
difficile telefonare e non c’è wifi, mi sento
un po’ isolata. Con fatica svolgo tutte le pratiche del primo giorno: l’attivazione
della Auroville card, che mi servirà per tutti i pagamenti, la scelta della
bici ecc. Dopo cena vado in camera; la casetta dove abito ha tutto intorno un
canalino di acqua, in questo modo gli esseri striscianti non entreranno in
casa, ma gli scarrafoni sì, ne trovo subito uno che passeggia tra le medicine
ayurvediche. Vado in bagno (che non è in camera, ma in una casetta vicina), e
nel water vedo un topo vivo che annaspa. Vado in cucina e avviso che c’è un
topo nel water, viene un ragazzo subito pensa di tirare lo sciacquone, ma nessuno
ha il coraggio di farlo, quindi infila nel water un ramo in modo che il topo si
possa salvare, io intanto vado nel bagno a fianco. Prima di tornare in camera
controllo la situazione del topo, è salito un po’ ma forse non ha la forza di
uscire, insomma estraggo dal water ramo e topo e li metto fuori sull’erba. Sono
stanchissima vado a letto subito dopo il salvataggio.
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