Non ricordo dov’ero rimasta, sto scrivendo su un foglio word perchè non
ho wifi.
Dunque a Kovalam sono alliggiata allo Small Tiger
hotel. Lasciati i bagagli e preso solo lo stretto indispensabile: spazzolino da
denti, sacco lenzuolo, torcia e poco
altro, sono partita con Babel per Kaniakumari o Capo Cormorin. Abbiamo preso un
tuc tuc fino a Trivandrum, poi alle 9 ci siamo imbarcatesu un bus per
Kaniakumari. 5 ore per fare un centinaio di km., a 20 km da Kaniakumari il bus si è rotto. Meno male davanti ad un
baretto, così abbiamo mangiato un paio di frittelle e bevuto qualcosa. Abbiamo
aspettato il bus successivo, per fortuna ci siamo sedute sempre, ma il caldo
era quasi insopportabile nonostante i finestrini senza vetri. A Kaniakumari ci
sono tantissimi alberghi, è sempre affollata di pellegrini, abbiamo facilmente
trovato una camera e dopo una specie di doccia siamo entrambe crollate ed
abbiamo dormito un’oretta. Babel è una bella donna piena di energia, è molto
più giovane di me, quando l’ho vista crollare sul letto addormentata mi sono
consolata molto!
A Kaniakumari arrivano tutti i più sfortunati, storpi,
malati, matti, è abbastanza impressionante.
Abbiamo assistito sia all’alba che al tramonto,
Soprattutto l’alba è stata emozionante. La spiritualità indiana coinvolge
chiunque. Una folla impressionante ad attendere il sorgere del sole. Molti armati
di cellulari e tablets intenti a
scattare foto, ma tutti pronti a pregare, recitare mantra e ringraziare il sole
che anche questa mattina sta sorgendo. Come fosse un fenomeno eccezionale, come
fosse un dio che si degna di comparire.
E’ emozionante anche essere sulla punta estrema
dell’India dove si incontrano e si mischiano tre oceani. Un posto unico. In
lontananza come un fantasma si intravede un veliero . . . . . sarà vero o sarà
fantasia?
La nottata in hotel? Tipicamente indiana: sbattere di
porte, schiamazzi, pianti di bambini, clacson di ogni tipo, motorette rombanti
fino verso l’una, poi arriva il silenzio e dopo 10 minuti attaccano i cani, uno
abbaia, l’altro risponde, si incontrano e si scontrano i branchi facendo una gran cagnara.
Verso le tre e mezza la città comincia a svegliarsi: motorette clacson etc.
alle 5 ci si alza (tanto siamo sveglie) e si va a vedere l’alba dopo aver
bevuto il primo chiai (thè con latte dolcissssimo) al baracchino di fronte
all’hotel.
Il veliero era sicuramente il Victoria del capitano Elcano che tornava a Siviglia dalle Filippine dopo aver fatto il giro del mondo e dopo aver lasciato Magellano morto sulla spiaggia di Lapulapu a Cebu. Avrai notato che avevano le vele strappate, avevano già dovuto affondare la Concepcion e abbandornare la Trinidad, erano rimasti solo loro, diciotto uomini laceri sul Victoria, e si tenevano al largo perché lì a Capo Comorin c'erano i Portoghesi che se li vedevano li prendevano a bombardate... Una situazione niente affatto allegra !! Va beh, mi fermo qui perché se no va a finire che scrivo un libro. Ciaoooo
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