Son passate tre settimane e la mia prima tappa
indiana sta per terminare.
Mi
ero ben abituata alla sveglia mattutina, verso le 5 attacca il muezzin e subito
gli rispondono alcuni uccelli molto rumorosi, uno penso che sia l’uccello della
pazzia, ma canta solo una parte della
melodia che sentivo ad Auroville, comunque strilla parecchio. Poi tace
il muezzin e tacciono anche gli uccelli per un po’, ma comincia a sentirsi il traffico.
Qui sotto passa una strada importante che sale verso Kumili Thekkadi e scende
in Tamil Nadu. L’ho percorsa lo scorso anno con il bus.
Poi
riprendono i canti, cantano anche gli uccelli più piccoli, verso le 6,15 si
intravede un po’ di luce tra gli alberi e dopo 15 minuti è giorno.
Noi
si esce per la passeggiata o per fare yoga. Tra il rumore del traffico si sente
in continuazione una trombetta: kuo kuo
kuo kuo kuo kuo so chi è. E’ un furgoncino che vende pesce fresco e con il suo kuo kuo kuo avvisa che sta arrivando.
Ha proprio una trombetta nera come le auto di Stanlio e Ollio. Il paese è
piccolo, ma nelle colline qui
intorno ci sono diverse stradine che
salgono e scendono. Tra foreste di alberi di caucciù, banani e coltivazioni di
ananas, seminascoste dalla vegetazione, ci sono tante case e belle ville. Avvertito dal kuo kuo
kuo che si avvicina chi è interessato scende in strada a comprare il pesce.
I
massaggi mi mancheranno: Mam, warm is
okey? Mam, pressure is okey? Sussurrano le terapiste. Lavorano in silenzio ovviamente
ma qualche domanda è d’obbligo e meno
male che il dialogo è ridotto a poche frasi, perché il più delle volte mi
chiudono le orecchie con il cotone e diventa davvero difficile capire cosa mi
stan dicendo.
I
trattamenti sono una meraviglia, ma hanno i loro lati negativi o comunque scomodi.
Quello che sto facendo ora è un trattamento nutritivo. E’ molto piacevole, con
dei ponfi di tela pieni di non so che e caldissimi, mi spalmano sul corpo una
poltiglia color nocciola. Il guaio è che mi fanno sdraiare sul nudo tavolaccio
molto duro e fatto a schiena d’asino per fare scorrere via l’olio e in questo
caso la poltiglia giallina. E’ piuttosto scomodo e dopo le prime spalmate non
riesci più a fare nessun movimento perché sguich sguich sguich tutto è
scivolosissimo.
One
side mam, e prova tu a girarti di lato se ci riesci! Ma, dopo i
primi tentativi falliti ho imparato a muovermi come un’anguilla. Faccio come se
non avessi nè mani né piedi, mi lascio scivolare ed è anche divertente.
E’ previsto anche un ciclo di 7 giorni di maschera
e massaggio al viso. A me non interessa molto, tanto le rughe ci sono, ma questo passa il convento e me lo faccio
fare. Questo lavoro è svolto dai terapisti maschi, perché i clienti uomini sono meno
delle donne e i terapisti maschi hanno quindi più tempo ‘libero’. (qui non
esiste che un uomo massaggi una donna o viceversa, ma il viso è diverso, lo
possono fare i maschi) .
Alcuni sono anche bravi, ma a me ne capitano due un
po’ scarponi. Quello che mi mette la maschera lo fa con la cura di un muratore
che mette la calce su una parete. Per di più, gli ho detto, ma non è servito a
niente, di non mettermela sui capelli, la maschera va messa ad un cm di
distanza dai capelli. Ok mam, invece NO si impegna moltissimo sulla fronte a
non lasciare nemmeno un filo di pelle scoperta. L’unico posto dove non ci sono
rughe è proprio all’attaccatura dei capelli, non serve e niente, solo a farmi
impazzire quando la devo lavare via.
Dopo 20 minuti levo la maschera, ovviamente
porconando per toglierla dai capelli. Subito dopo arriva quello che mi fa il
massaggio al viso. Passa le mani sul viso come un rullo compressore, mi
stropiccia naso bocca, occhi, tutto quel che trova, sembra che massaggi i
muscoli di un pugile, io tesa come la corda di un violino non vedo l’ora
che finisca e intanto mi scappa anche un po’ da ridere. Per fortuna è
velocissimo, in pochi minuti termina con un tamburellio delle dita sulle
guanciotte e due schiaffetti per farmi prendere colore.
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