Arrivare
a Madras (perché è ancora Madras) è fare un salto nel passato.
L’India
che pensavo non esistesse più è ancora qui.
Siamo
arrivati in piena notte, stanchini ovviamente. Con un prepaied taxi abbiamo raggiunto il Broad Land hotel alle 5
di mattina.
Abbiamo
varcato la soglia dell’ingresso angusto e Il guardiano di notte ci ha accolti
con un inglese accettabile. L’aspetto fisico un po’ meno. Capelli untissimi, la
pelle unta e una tee shirt giallo sole su una pancia gigantesca.
Dopo
aver letto la routard e le recensioni su tripadvisor ho chiesto una camera sul
cortile e al piano superiore. L’albergo ha un fascino particolare. Tre
cortili pieni di piante tropicali, si
susseguono collegati da un corridoio, scale a chiocciola in pietra o in legno
portano alle balconate dei piani
superiori, la nostra camera la numero 20 si affaccia sul terzo cortile. C’è un
grande albero su cui si arrampicano gli scoiattoli e svolazzano gli uccelli.
Non si sente per nulla il traffico sulla via. La camera è essenziale spaziosa
ben aereata porte e nicchie sono colorate con smalto azzurrino e verde, il
soffitto è rosa sbiadito. I letti sono duri ma comodi. Di lenzuola,
asciugamani, sapone ovviamente manco a parlarne, ma noi siamo attrezzati.
Mi
sono innamorata di questo hotel subito, così come mi ero innamorata a Lhasa di
un hotel per viaggiatori molto simile a questo. Al momento non ricordo il nome.
Posti dove la gente si ferma qualche giorno, per riposarsi, per programmare il
viaggio, per ripartire. Mi sono sentita
a casa, automaticamente ho fatto gesti che non facevo più né a Kovalam, né ad
Auroville: per dormire soldi e passaporto sotto il cuscino, computer sotto
chiave. Per uscire passaporto al collo, carte di credito e soldi attaccati
all’interno dei pantaloni. Pantaloni, tee shirt e scarpe chiuse.
Usciti
ancora molto assonnati abbiamo fatto una passeggiata per capire.
Da
tanto tempo non vedevo più così tante persone dormire sui marciapiedi, due tre
donne con 5 o 6 bambini
approssimativamente coperte da leggeri tessuti di cotone di colore
indefinibile, più in là altre 4 o 5 persone e altri ancora, una vecchia che
sembra già morta, bisogna aggirarli o scavalcarli.
Baracche
, molti più fortunati(?) vivono baraccati tra immondizia, cani, capre, stracci
Le
mucche, sì, ancora le mucche per la strada
Risciò
a pedali, incredibile ci sono ancora tanti vecchi, le gambe rinsecchite, il
corpo ridotto a pelle e ossa per la fatica di una vita passata a portare in
giro la gente.
Sporcizia,
fetore di urina mista a marciume di ogni genere, sul fiume soprattutto l‘aria è
irrespirabile.
Camminare
cercando di scansare le merde, i topi morti, le buche.
In
viaggio, sì di nuovo in viaggio e viaggiare con una persona esperta come Leo è molto bello.
Nessun commento:
Posta un commento