venerdì 29 dicembre 2017

Madras di nuovo in INDIA

Arrivare a Madras (perché è ancora Madras) è fare un salto nel passato.
L’India che pensavo non esistesse più è ancora qui.
Siamo arrivati in piena notte, stanchini ovviamente. Con un prepaied taxi  abbiamo raggiunto il Broad Land hotel alle 5 di mattina.
Abbiamo varcato la soglia dell’ingresso angusto e Il guardiano di notte ci ha accolti con un inglese accettabile. L’aspetto fisico un po’ meno. Capelli untissimi, la pelle unta e una tee shirt giallo sole su una pancia gigantesca.  
Dopo aver letto la routard e le recensioni su tripadvisor ho chiesto una camera sul cortile e al piano superiore. L’albergo ha un fascino particolare. Tre cortili  pieni di piante tropicali, si susseguono collegati da un corridoio, scale a chiocciola in pietra o in legno portano alle balconate  dei piani superiori, la nostra camera la numero 20 si affaccia sul terzo cortile. C’è un grande albero su cui si arrampicano gli scoiattoli e svolazzano gli uccelli. Non si sente per nulla il traffico sulla via. La camera è essenziale spaziosa ben aereata porte e nicchie sono colorate con smalto azzurrino e verde, il soffitto è rosa sbiadito. I letti sono duri ma comodi. Di lenzuola, asciugamani, sapone ovviamente manco a parlarne, ma noi siamo attrezzati.
Mi sono innamorata di questo hotel subito, così come mi ero innamorata a Lhasa di un hotel per viaggiatori molto simile a questo. Al momento non ricordo il nome. Posti dove la gente si ferma qualche giorno, per riposarsi, per programmare il viaggio, per ripartire.  Mi sono sentita a casa, automaticamente ho fatto gesti che non facevo più né a Kovalam, né ad Auroville: per dormire soldi e passaporto sotto il cuscino, computer sotto chiave. Per uscire passaporto al collo, carte di credito e soldi attaccati all’interno dei pantaloni. Pantaloni, tee shirt e scarpe chiuse.
Usciti ancora molto assonnati abbiamo fatto una passeggiata per capire.
Da tanto tempo non vedevo più così tante persone dormire sui marciapiedi, due tre donne con 5 o 6 bambini  approssimativamente coperte da leggeri tessuti di cotone di colore indefinibile, più in là altre 4 o 5 persone e altri ancora, una vecchia che sembra già morta, bisogna aggirarli o scavalcarli.
Baracche , molti più fortunati(?) vivono baraccati tra immondizia, cani, capre, stracci
Le mucche, sì, ancora le mucche per la strada
Risciò a pedali, incredibile ci sono ancora tanti vecchi, le gambe rinsecchite, il corpo ridotto a pelle e ossa per la fatica di una vita passata a portare in giro la gente.
Sporcizia, fetore di urina mista a marciume di ogni genere, sul fiume soprattutto l‘aria è irrespirabile.
Camminare cercando di scansare le merde, i topi morti, le buche.

In viaggio, sì di nuovo in viaggio e viaggiare con una  persona esperta come Leo è molto bello. 

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