lunedì 21 dicembre 2015

Viva la sincerità dell'innocenza



In visita all’orfanotrofio siamo andate in quattro: Sandra, Renate e Lisa, che aveva portato dalla Germania una valigia piena di abiti, ed io.
Io ero partita con il solo bagaglio a mano e non avevo nulla in eccedenza, tuttavia ho deciso che di qualcosa  potevo ancora fare a meno. Qui le scarpe sono preziose. Ho pensato che sandali e ciabatte sarebbero stati più che sufficienti. Ho lasciato quindi le scarpe chiuse di tela blu, tornerò in Italia con i sandali e le calze. Poi ho lasciato una maglietta rosa, un leggin azzurro. Dovrò comprarmi un pantalone,  perché mi è rimasto quello  della tuta, che userò soprattutto al Nord e un solo pantalone leggero e qui comincia a far caldo.

Tre suore gestiscono il ‘collegio’ che ospita soprattutto bambine e ragazze, c’è qualche maschietto molto piccolo. Dopo i cinque anni i maschi vengono alloggiati in un altro collegio,  mi hanno detto, ma io penso che tuttora siano più numerose le bambine abbandonate,  una figlia femmina rappresenta un guaio, le cose sono cambiate, ma certe tradizioni sono difficili da sradicare, soprattutto tra le classi meno abbienti e meno acculturate.. Sposare  una figlia costa un patrimonio, per darle una dote a volte la famiglia si indebita fino a rovinarsi, troppi sono ancora i poveri e i poverissimi.
Penso che, per una femmina, piuttosto che sposarsi e finire in una famiglia a far da schiava a tutti sia meglio per lei essere abbandonata in qualche istituto.

Una delle ragazze già grandicella mi ha detto di avere due sorelle e due fratelli. Lei vive in quella ‘casa’ sta lì sempre, anche a Natale. Sembrava serena, almeno lì di sicuro mangia tre volte al giorno.
Altre sono orfane davvero o figlie indesiderate nate fuori dal matrimonio.
La casa è decente, se non altro non sono per strada, vanno a scuola, sono pulite e  vestite bene.
Quando siamo arrivati hanno cantato, ringraziato, molto educate, si vede che la disciplina è ferrea.

La cosa più buffa
Ognuna di noi è stata poi circondata da un gruppo di ragazzine. Hanno un gran bisogno di affetto e poi si sa che toccare la pelle bianca è, per loro, una curiosità irresistibile. Io ne avevo intorno alcune grandi con cui parlavo e alcune di 7 o 8 anni che mi prendevano per mano, mi toccavano stupite le vene (sulle loro mani cicciotte le vene non si vedono) mi accarezzavano le braccia. 
Dati i trattamenti giornalieri con olio caldo erbe e di tutto un po’ ho una pelle morbidissima è vero, ma il paragone che hanno fatto è stato troppo divertente.
Una mi ha accarezzata sopra il gomito e colpita dalla morbidezza (di quelle che sono ormai tendine pendenti ahimè) ha subito detto alle altre, senti senti qui come è morbida ed immediatamente diverse manine  volevano provare la sensazione, senti come è morbida,  sembra  . . . . . . . . ..sembra . . .. . e con un candore,  illuminandosi, ha detto sembra  la mammella delle mucche. Velluto, seta  no eh? Niente  meno che la mammella della mucca, che paragone povera me!

2 commenti:

  1. A me sembra una bella cosa considerando che la mucca è un animale sacro e che probabilmente quelle ragazzine avranno più dimestichezza con le mucche che con la seta e il velluto.

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  2. Ben proprio una bella cosa non saprei, ma vista da quel lato è più dignitoso.

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