giovedì 1 gennaio 2015

Parathode, Villapuram, Auroville e fine anno a Verité Guest house (il salvataggio del topo)



 Ho già una gran nostalgia del Kerala e della Madukkakuzhy così comoda e coccolante.
Farò un po’ di casino perché ho ancora foto da mettere e cose da scrivere sul Kerala, ma non posso non raccontare l’arrivo ad Auroville.
Partenza alle 6 da Parathode con il tuc tuc, il fido Jobi ci accompagna, e ci aiuterà a trovare il bus giusto. Meno male perché è arrivato con un quarto d’ora di anticipo. E’ un bus nuovo e abbastanza confortevole,  mettiamo i bagagli sotto e saliamo, abbiamo i posti prenotati e il bus è quasi pieno. La strada è la stessa che ho fatto giorni addietro per andare a Kumily, quindi tutta curve e in salita. Poco avanti a noi una famiglia vomita alla grande, meno male l’aria condizionata porta via gli odori. Si fa una sosta davanti ad un ristorantino, ma né io né Daniel scendiamo, siamo sul bus da appena un’ora. Alla partenza ci viene propinato un film Bollywood, impossibile da guardarsi perché fa venire la nausea anche a me che non soffro per niente, così me lo dormicchio. Tutti i finestrini sono coperti dalle tende,  una tenda separa noi dagli autisti, meno male, così non vediamo la strada e non ci viene uno sciupun tutti i momenti. Arrivati nelle piane del Tamil Nadu la gente smette di vomitare, dormono tutti e qualcuno dietro di noi grida nel sonno. Io dormo un po’ sì e un po’ no, soprattutto un po’ no. Dopo diverse ore la prima fermata, siamo tranquilli, sono le 4, manca un’ora, ma l’aiuto autista: Villapuram ci dice, come Villapuram? Siamo arrivati? Sì. Un’ora prima del previsto!   Molto assonnati e sorpresi scendiamo nel buio della notte, io prendo un the nero fortissimo in un baracchino, Daniel, non ancora abituato, agli standard indiani evita.  La stazione dei bus è poco distante, lì avevo dato l’appuntamento al taxi. Mucche, donne colorate accovacciate a  terra, branchi di cani randagi abbaianti e ringhianti si fronteggiano, bus arrivano e partono, uomini dormono a terra avvolti nei dothi, si vedono solo le gambe scheletriche e i piedi larghi e secchi di chi cammina sempre scalzo.
Aspettiamo in piedi non osando sederci sui gradini polverosi. Si fan le 5 in fretta il taxi arriva, mi chiama al telefono, la stazione è grande, come spiegargli dove sono? Mi faccio aiutare da un ragazzo indiano, uno studente con cui avevo scambiato prima due parole e risolviamo il problema.
Alle 6 siamo al Visitor center  di Auroville. Tutto è ancora chiuso, sta facendo giorno. Siamo un po’ stanchi.
La giornata del 31 è faticosa, faccio un salto alla Joy (la guest house dello scorso anno) con Daniel e ho la piacevole sorpresa di incontrare Cassienne, la Kiwi che ho conosciuto due anni fa e Antonello. Poi Daniel va verso la Needam ed io a Verité dove soggiornerò per 13 giorni.
Veritè è carina, ma troppo silenziosa, non c’è la bella atmosfera che trovo sempre alla Joy. E’ difficile telefonare e non c’è wifi, mi sento  un po’ isolata. Con fatica svolgo tutte le pratiche del primo giorno: l’attivazione della Auroville card, che mi servirà per tutti i pagamenti, la scelta della bici ecc. Dopo cena vado in camera; la casetta dove abito ha tutto intorno un canalino di acqua, in questo modo gli esseri striscianti non entreranno in casa, ma gli scarrafoni sì, ne trovo subito uno che passeggia tra le medicine ayurvediche. Vado in bagno (che non è in camera, ma in una casetta vicina), e nel water vedo un topo vivo che annaspa. Vado in cucina e avviso che c’è un topo nel water, viene un ragazzo subito pensa di tirare lo sciacquone, ma nessuno ha il coraggio di farlo, quindi infila nel water un ramo in modo che il topo si possa salvare, io intanto vado nel bagno a fianco. Prima di tornare in camera controllo la situazione del topo, è salito un po’ ma forse non ha la forza di uscire, insomma estraggo dal water ramo e topo e li metto fuori sull’erba. Sono stanchissima vado a letto subito dopo il salvataggio.

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